premessa: se dovessi dire qualcosa di certo, parlerei di probabilità e di come un singolo campione non faccia la tendenza di una popolazione - temo però con questo di non essere di grande aiuto. preferisco quindi ignorare il contesto statistico ed essere autoreferenziale, al solito.
è vero, è vero. basta saper aspettare e sperare. come se tirassimo un sasso per aria, tra un po' tornerà a terra. non è un boomerang, non torna indietro uguale, ma ricade e dove coglie, coglie.
se poi il dottor curva troverà finalmente il bosone saremo tutti più tranquilli - la conferma sperimentale metterà pace nei nostri cuori e ci permetterà di pontificare in modo più convinto al riguardo.
sento già puzza di salto epistèmico - se non ora, quando?
adesso è tempo di nuove poetiche, l'affanno invernale si scioglie in tiepida primavera, la pallavolo aspetta, la moto & il suo naturale complemento a zen sono rodate: la tragedia del divenire sembra solo un passaggio dovuto verso la maggior autocoscienza. lucida follia di solipsismi letterari ma consolatori.
conclusione: qualche problema rimane, sebbene del second'ordine: cosa si fa quando si aspetta? ma poi, cosa si fa quando accade?
ogni tanto sono felice (non è infatti questo il mio risultato atteso): godetevi il successo / godete finchè dura / chè il pubblico è ammaestrato / e non vi fa paura. altro che il lento scorrere senza uno scopo / di questa cosa che chiami vita.
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