lunedì 10 ottobre 2011

stupidario, a perdere

il conte sazzòne, accinto al sereno attraversamento della propria età di mezzo; oppone ancora moti degni di un hubrìs tardogiovanile, si ostina a descrivere il reale come dovrebbe divenire, anziché coglierne con contemplativo distacco l'insondabile buffo mistero.

basta così, l'attacco di sgalambritudine è insidia difficile da scampare, non vorrei mai reificarmene a patetico muciaccia.

parole, sciolte
sul palco idiota del
crasso teatro.
sintesi sottrattiva,
eristica mattanza

della ragione,
salto cacofonico
a osceno vuoto.
un lampo solitario
non rischiara la notte

e i viandanti
lo zaino, gli scarponi
rotti, e malconcio

senza speranza
fingono sicurezze:
certa finzione.

Nessun commento: