il rimpatrio pavese è grata occasione di operosa riflessione sul nulla, nella sua terrena accezione di vita sprecata. se solo non ci si fosse soffermati così a lungo sulla parabola dei talenti e sul buon seminatore, come l'esistenza sarebbe ben più semplice. o forse ancora più banale. per fortuna - come al solito - risolve tutto il pranzo.
mio caro nulla:
questa vuota campagna,
rari uccelli
percorrono leggieri
sentieri, geometrie.
dolce ricordo
di stagione felice,
grande speranza.
pacato, il Ticino
sorride benevolo.
talvolta torno,
malinconico fante,
ad ascoltarne
il mormorio,
sussurrati messaggi
d'indifferenza.
waiting to become a member of the dead poet society. il tutto a (suo) tempo debito, intendiamoci.
solo i poeti, in quanto capaci di mettere più a rischio di tutti il proprio linguaggio fino quasi a smarrirlo, sono in grado, in questa condizione di povertà interiore, di ritrovare il senso del sacro e quindi l'intimo rapporto che unisce l'essere all'uomo. (heidegger, sul pensiero poetante)
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sabato 25 aprile 2009
martedì 21 aprile 2009
ingrasso della cartaviaggi
anche oggi scendo, utile idiota, nel mio personalissimo girone infernale. ira ed accidia, esercizio di vizi canonici: accumulo punti verso satana, mentre attendo costante all'ingrasso della cartaviaggi. ringrazio il neviani, la sua poetica è di qualche provvisoria consolazione, in attesa della prossima stazione. sempre che il controllore non mi scopra, il mio biglietto potrebbe anche essere già scaduto.
non sempre una buona digestione è tutto e solo quello che si vuole dalla vita.
restare fermi.
tutto questo trambusto,
indifferenti.
smetto con le domande:
curiosità finita.
dentro il cerchio,
inciso con tenacia,
trovo riparo.
potrei guardare fuori...
insomma, perché dovrei?
altra giornata
nel tubo digerente:
umido, caldo.
altra cedola
pagata al nonsenso,
umano danno.
non sempre una buona digestione è tutto e solo quello che si vuole dalla vita.
restare fermi.
tutto questo trambusto,
indifferenti.
smetto con le domande:
curiosità finita.
dentro il cerchio,
inciso con tenacia,
trovo riparo.
potrei guardare fuori...
insomma, perché dovrei?
altra giornata
nel tubo digerente:
umido, caldo.
altra cedola
pagata al nonsenso,
umano danno.
lunedì 20 aprile 2009
where the streets have no name
la riflessione serena sull'essere e sul nulla, nella sua debole capacità di esercitare influsso sulla prassi comportamentale, mi permette di far pulizia di tutti questi idoli vuoti su cui si è fin troppo umanamente inclini a costruire psicoletterature da talk show.
quello che resta è attesa speranzosa, del vino generoso, e qualche vecchia canzone; là dove le strade non hanno nome, colui che trova la strada nella notte ritraccia paziente il suo cerchio: per se stesso e se stesso solo.
troppa polvere,
caduta nello schianto
e mai levata.
la casa sembra sporca,
il sole la sbugiarda.
celo le mani
sotto questo cuscino
ancora amaro.
lontana, luce stella
risplende, così bella.
questa la strada,
metafora di viaggio
ma senza nome.
dove fortuna,
davvero mala madre,
tace, nascosta.
quello che resta è attesa speranzosa, del vino generoso, e qualche vecchia canzone; là dove le strade non hanno nome, colui che trova la strada nella notte ritraccia paziente il suo cerchio: per se stesso e se stesso solo.
troppa polvere,
caduta nello schianto
e mai levata.
la casa sembra sporca,
il sole la sbugiarda.
celo le mani
sotto questo cuscino
ancora amaro.
lontana, luce stella
risplende, così bella.
questa la strada,
metafora di viaggio
ma senza nome.
dove fortuna,
davvero mala madre,
tace, nascosta.
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