innalzo pagana invocazione alla diva
benevolente della palla lanciata e poi
tenuta sospesa nell'aere, dal suolo, a
sagace metafora della liabilità di molte
delle terrene fatiche. del resto, è solo
l'ennesima reificazione tentativa del
tragico senso greco del divenire.
la palla vola
alta sopra la rete.
sguardi inseguono:
distolti dal terreno,
da mondano contemptus.
elevazione,
ricerca di libertà,
fiato sospeso:
attendo di scoprire
dove cadrà la palla.
passa il tempo,
servi e ricevi, passa,
alzala, schiaccia.
di geometrici
ricami, come motti
scherzosi, rido.
waiting to become a member of the dead poet society. il tutto a (suo) tempo debito, intendiamoci.
solo i poeti, in quanto capaci di mettere più a rischio di tutti il proprio linguaggio fino quasi a smarrirlo, sono in grado, in questa condizione di povertà interiore, di ritrovare il senso del sacro e quindi l'intimo rapporto che unisce l'essere all'uomo. (heidegger, sul pensiero poetante)
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mercoledì 18 marzo 2009
martedì 6 gennaio 2009
fiducia ben riposta
quanta fatica,
attendi tutto il giorno
succeda: bello.
poi scende la sera,
speranza affievolisce.
resti perplesso
in trepida attesa.
fuori, la neve
impone un silenzio
avaro di colori.
tienili a mente:
faranno compagnia
mentre aspetti.
poche parole:
fiducia ben riposta,
aspra, ma soave.
attendi tutto il giorno
succeda: bello.
poi scende la sera,
speranza affievolisce.
resti perplesso
in trepida attesa.
fuori, la neve
impone un silenzio
avaro di colori.
tienili a mente:
faranno compagnia
mentre aspetti.
poche parole:
fiducia ben riposta,
aspra, ma soave.
domenica 4 gennaio 2009
nuovi equilibri
senza pretese,
vado, passo momenti,
stimoli, pochi.
un blando dormiveglia
lega notte col giorno.
giorni di spesse
cortine di fumo, di
scarsa baldanza.
primato del cunctator,
il prudente stratega.
dopo tempesta
serve solo quiete,
parecchio tempo.
nuovi equilibri,
lenti ad emergere, a
consolidarsi.
vado, passo momenti,
stimoli, pochi.
un blando dormiveglia
lega notte col giorno.
giorni di spesse
cortine di fumo, di
scarsa baldanza.
primato del cunctator,
il prudente stratega.
dopo tempesta
serve solo quiete,
parecchio tempo.
nuovi equilibri,
lenti ad emergere, a
consolidarsi.
venerdì 2 gennaio 2009
fiaccolata
un'altra volta,
tutte quelle fiaccole
come fantasmi
di persone perdute,
brillano nella notte.
storie passate,
lasciano qualche traccia,
debole, forse.
la forza del ricordo
si fa debole soffio.
fuori, il freddo
ti riporta realtà
nuda, spietata.
guarda al domani,
dopo questo buio, là,
nuova giornata.
tutte quelle fiaccole
come fantasmi
di persone perdute,
brillano nella notte.
storie passate,
lasciano qualche traccia,
debole, forse.
la forza del ricordo
si fa debole soffio.
fuori, il freddo
ti riporta realtà
nuda, spietata.
guarda al domani,
dopo questo buio, là,
nuova giornata.
martedì 23 dicembre 2008
season's greetings
diurni affanni.
tanta nebbia separa
dalla conoscenza, ma,
quando l'hai data persa,
proprio in quel momento
la provvidenza,
vestita di divino
o di mortale,
si manifesta. ecco,
accade, porta nuova
speranza, mostra
serena la risposta
ad ogni noia.
non si capisce,
resta mistero vero:
viva il natale.
tanta nebbia separa
dalla conoscenza, ma,
quando l'hai data persa,
proprio in quel momento
la provvidenza,
vestita di divino
o di mortale,
si manifesta. ecco,
accade, porta nuova
speranza, mostra
serena la risposta
ad ogni noia.
non si capisce,
resta mistero vero:
viva il natale.
lunedì 22 dicembre 2008
certezze di stagione
anche natale
una volta per anno,
porta pazienza,
arriva, arriva, non
temere, ti stupirà.
domenica 21 dicembre 2008
deficit emotivi
mille parole:
talune vane, altre
senza costrutto.
consolo quando serve,
senza portare ombra.
solo, in disparte,
veglio dimesso sorti
che non proteggo,
che non ispiro, forse
nemmeno interessa.
questa nemèsi,
genesi di profonda,
sciolta empatia.
la ricompensa,
almeno una volta:
mille risate.
talune vane, altre
senza costrutto.
consolo quando serve,
senza portare ombra.
solo, in disparte,
veglio dimesso sorti
che non proteggo,
che non ispiro, forse
nemmeno interessa.
questa nemèsi,
genesi di profonda,
sciolta empatia.
la ricompensa,
almeno una volta:
mille risate.
una pagina al giorno
qualche timore:
la sera fredda, dopo
luci diurne
il buio cala fermo,
oscura ogni contorno.
percorsa questa
strada, poche parole
di qualche senso
non banale, non sunto
di proiezioni vuote.
rifletto senza
passione, solo poche
liete parvenze.
ma senza paura,
domani ancora una
pagina nuova.
la sera fredda, dopo
luci diurne
il buio cala fermo,
oscura ogni contorno.
percorsa questa
strada, poche parole
di qualche senso
non banale, non sunto
di proiezioni vuote.
rifletto senza
passione, solo poche
liete parvenze.
ma senza paura,
domani ancora una
pagina nuova.
letàrgico
dopo letargo
di cupo inverno affanno
vuoto, la noia.
mi affaccio di fuori,
è scoppiato il sole.
allora, sveglia!
sbadiglio arruffato per
sciogliere sonno.
movenze incerte, di
triste lungodegente.
imparare di
nuovo il passo, la corsa,
gioie scordate.
godere luci
attese con pazienza,
calma, speranza.
di cupo inverno affanno
vuoto, la noia.
mi affaccio di fuori,
è scoppiato il sole.
allora, sveglia!
sbadiglio arruffato per
sciogliere sonno.
movenze incerte, di
triste lungodegente.
imparare di
nuovo il passo, la corsa,
gioie scordate.
godere luci
attese con pazienza,
calma, speranza.
mercoledì 10 dicembre 2008
oltre le pecore
pensiero vola
alto, corre distanze,
porta conforto.
lassù, sulla montagna,
non servono pecore
ma rose bianche,
coltivate con cura,
lenta pazienza.
salvate da grandine,
scampate da perigli.
con il cappello
portato di traverso
aspetto serio
il tuo ritorno,
di sentire parole,
nuove notizie.
alto, corre distanze,
porta conforto.
lassù, sulla montagna,
non servono pecore
ma rose bianche,
coltivate con cura,
lenta pazienza.
salvate da grandine,
scampate da perigli.
con il cappello
portato di traverso
aspetto serio
il tuo ritorno,
di sentire parole,
nuove notizie.
tutta questa rumenta
poca, la neve,
non basta a raffreddare,
lenire ansie.
questi nuovi dolori
che ti sei trascinato.
vorresti scordare,
lasciarli nel sonno di
una notte scura.
come tassa pagata,
come conto, saldato.
invece, l'onda
di ieri che ritorna,
riporta a galla
tutta questa rumenta
dal fondo di un mare
mai tanto freddo,
che vorresti limpido
ma non è così.
non basta a raffreddare,
lenire ansie.
questi nuovi dolori
che ti sei trascinato.
vorresti scordare,
lasciarli nel sonno di
una notte scura.
come tassa pagata,
come conto, saldato.
invece, l'onda
di ieri che ritorna,
riporta a galla
tutta questa rumenta
dal fondo di un mare
mai tanto freddo,
che vorresti limpido
ma non è così.
lunedì 8 dicembre 2008
pensiero debole
tanto timore,
e senso di angoscia:
la notte cade.
sicurezze del giorno
fatte dubbio perverso.
le lampadine
mandano luce fioca,
non abbastanza.
calorifero spento,
freddo, fuori, parecchio.
ogni pensiero,
fonte di poesia,
esita, sembra
pagare pegno.
come se fosse altro
come se, nulla.
e senso di angoscia:
la notte cade.
sicurezze del giorno
fatte dubbio perverso.
le lampadine
mandano luce fioca,
non abbastanza.
calorifero spento,
freddo, fuori, parecchio.
ogni pensiero,
fonte di poesia,
esita, sembra
pagare pegno.
come se fosse altro
come se, nulla.
cattivo maestro
talvolta torna
malinconia sepolta,
vecchia tristezza.
errori sempre uguali
a se stessi, paradosso.
incapace di
superare angoscia,
porsi sereno.
inutile, arrabbiato,
voce vuota di senno.
così proietta
solo insicurezza,
nulla di buono.
scappate finchè
siete in grado: fate
di testa vostra.
malinconia sepolta,
vecchia tristezza.
errori sempre uguali
a se stessi, paradosso.
incapace di
superare angoscia,
porsi sereno.
inutile, arrabbiato,
voce vuota di senno.
così proietta
solo insicurezza,
nulla di buono.
scappate finchè
siete in grado: fate
di testa vostra.
sabato 6 dicembre 2008
visioni obsoletate
viva la notte:
cessati i rumori del
giorno operoso
resta silenzio;
sussurro, piano
parole caute
di deciso conforto
ed empatia.
fiochi traccianti
il buio sgomento.
la fatica di
rendersi conto come
il divenire
renda obsoleta
la visione di ieri:
la soprassieda.
cessati i rumori del
giorno operoso
resta silenzio;
sussurro, piano
parole caute
di deciso conforto
ed empatia.
fiochi traccianti
il buio sgomento.
la fatica di
rendersi conto come
il divenire
renda obsoleta
la visione di ieri:
la soprassieda.
lunedì 1 dicembre 2008
un punto in meno

oggi mi sentivo un leone; solo una pantera avrebbe potuto fermarmi, cosa che è puntualmente successa. ahimé.
circolavo lemme lemme il sedile abbassato, le braccia tese, l'espressione seria d'impegnato tubo digerente: ho attirato la loro attenzione - ne pago il fio.
un altro punto,
la beffa quotidiana.
sull'autostrada
perso mesto, per strada,
lasciato sull'asfalto.
le luci spente:
no che non si fa così,
signor agente.
sceso dalla pantera,
novello texas ranger.
povera punto,
degna d'un albanese
controlla un po'.
sembra dormire,
sedile reclinato:
vallo a svegliare.
mercoledì 26 novembre 2008
mattina metropolitana
luci nell'alba,
macchine nella nebbia.
fanali come
fuochi fatui, come
sorrisi ammiccanti.
dentro il parcheggio -
utero maledetto -
trovo riposo.
lascio carrozza, cambio
destriero: il cieco verme.
avverto il peso.
la città sopra di me
ansima, greve.
intorno, gente
aliena, alienata
verso il nulla.
macchine nella nebbia.
fanali come
fuochi fatui, come
sorrisi ammiccanti.
dentro il parcheggio -
utero maledetto -
trovo riposo.
lascio carrozza, cambio
destriero: il cieco verme.
avverto il peso.
la città sopra di me
ansima, greve.
intorno, gente
aliena, alienata
verso il nulla.
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