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lunedì 5 ottobre 2009

il tempo scorre senza scopo

sembra scorrere piano, il tempo, e senza scopo. la classificazione più che la scoperta, l'abitudine presa a conforto, la vera umana natura di tubo digerente: se questa è saggezza, allora non serve a molto, se invece è consolazione, allora magra davvero. dopo aver girato lampada alla mano, senza successo, sono rimasto accecato da tutte le fulgide miserie e non riesco nemmeno a vedere quei pochi lampi di luce buona che continui ad adoperare come pallida illusione che valga la pena di fare qualcosa, nel frattempo. amico mio carissimo, è assai pericoloso fare a meno di tutte le mondane illusioni: quel che resta potrebbe non essere abbastanza. e nemmeno gradito.

adesso è tempo
di pensare al raccolto:
parvi lacerti
d'esistenza sprecata,
pavida latitanza.

tassonomie,
sereno mal contemplo:
collezionismi,
acquisti compulsivi
da tubo digerente.

se, fulminato
da fulgide miserie,
rimango cieco

al poco buono
rimasto, me meschino:
nessuno scopo.

- obedience and protection are relative. l'ha detto hobbes, ci possiamo credere.

mercoledì 16 settembre 2009

in mancanza di tubo catodico

la mancanza del tubo catodico mi ha regalato la riscoperta del filosofo, a spettro di caro abate faria. ho quindi assunto come mia una cosmogonica interpretazione di questo leviatanico contesto storico, assieme alla consolazione datami da un'etica esistenzialista di elogio dell'asocialità sciopenahueriana. manca solo una teoresi di finalismo, che continuo - senza apparente ragione - a vedere alla fine del nastro d'asfalto che corre dritto verso il blu. ma che soprattutto porta via, lontano da questa denegata terra maledetta.

se vedete in giro il dottor pangloss sputategli addosso, anche per conto mio.

la cella grigia
riflette questo cielo
stanco e fasullo.
leviatanica prassi
d'assoluto nonsenso.

trovo nel mero
dotto isolamento
qualche conforto.
con fatica, ma calma e
serena autocoscienza.

vedo la fine,
in fondo all'autostrada.
eccoti, mare.

senza motivo,
Pangloss, a la lanterne!
pure, speriamo.

il ricorso alla speranza, così come alla catalogna, permette di portare a musattico, pieno compimento la funzione digestiva. e tante altre cose, nel secondo caso. essa è segnale et pregna metafora di esistenza non-infelice. questa cesura di vita psichicamente corretta, assieme al suo trionfale compimento.

lunedì 14 settembre 2009

bardo silente

oggi grandissimo aruspice di rinnovato, cosmologico disturbo. qui, sul treno che porta alla quotidiana razione di cialtrobaudo nonsenso, ecco appare l'idea platonica di furiosamente-altro-da-se, erbesemente reificata. proprio lui, precipuo alfiere dell'insubre genius loci, gurdulù e cavaliere inesistente assieme, porsi ad aporia di bipolarismo - ma felicemente risolta tramite fantasiosa applicazione di cappello d'alpino et di bastone da passeggio. mi specchio, ma scelgo di non riconoscermi: troppo infatti temo il rischio di olindica hybris.
preferisco il silenzio, e serbare la mia musica di bardo sconsolato per tempi migliori, semmai ancor me ne accadranno, e riandare col pensiero al mare, fortunatamente sempre al suo posto.
se la carta di oggi è la pazzia, davvero essa è autentico, profetico tarocco.

ancora oggi
sperimento pazzie da
senso comune.
questo stupido moto
browniano, sine cura.

seguo consiglio,
evito la disputa,
resto nascosto.
diogene, mi arrendo:
rieccoti il fanale.

vedo il maestro,
da lungo tempo fatto
ad esempio. ma

con quel cappello
non lo riconosco, non
lo condivido.

preferisco la
quieta serenità
di bardo muto.
dopo tanto clamore,
grato è il silenzio.

non c'è musica
a levare affanni
non c'è poesia,
franca consolazione
di spirito gravato.

solo distante,
eppur sempre presente
sento il mare.

il mio pensiero
fugge, assai veloce,
trovarvi pace.

lunedì 7 settembre 2009

è questo un vivere a metà

oggi è una bella giornata, almeno sui colli fatati d'insubria. certo, il gianfranzo è sotto scacco, preso tra i cacofonici sodali del tragico viaggio e la prospettiva di dover terminare la giornata nel pollaio sabaudo - sua personale gujana - solo marginalmente migliore rispetto ad un intervento di ablatura del tartaro.

ma cosa devo dirti, amico mio, è questo un vivere a metà.

sento ancora
voci, salire,
come una volta,
dalla spiaggia, danzare,
quasi nudi fantasmi.

dopo la fine
resta solo un nuovo
inizio. offro
nuove forze, speranza
di migliore fortuna.

ora, la sera,
sembra riporti storie
di stupidità.

fatta regina,
galassia di errori
a lungo ripetuti.

sabato 29 agosto 2009

malvasia e anatre mutate a lemming

insomma, la degustazione di culatello val bene la deviazione tra i campi e gli argini. e, confermo, la malvasia dei colli parmensi ne è naturale, perfetta compagna di merende. se le anatre di holden non sanno proprio dove andare, allora si rechino pur qui, dove il grande fiume dissipa le sue meraviglie, a trovare, se non pace duratura, almeno momentaneo ristoro. se fortuna è soddisfare il tubo digerente, invero non è destino ingrato. la poesiola triste è oggi davvero fuori luogo.

quest'esistenza.
futile corsa. dove
le anatre, in
inverno, un rifugio,
vanno: porto sicuro.

atarassico?
no, meglio preparato
a prender rischi:
piccole dosi di
follia, ad antidoto.

perché la corsa
di anatre è mutata a
strage, di lemming.

passi, trovata
la strada nella notte,
leggeri, e lievi.

venerdì 28 agosto 2009

blowin' in the wind

quando costruisci castelli di sabbia, beh alla fine cadono. del resto, per insegnarci a fare le piramidi ci si son dovuti mettere gli alieni; forse non è vero, ma è comunque cosolatorio. in questo eterno mio incespicare prendo su paletta e coraggio e vado a dar nuova forma alla spiaggia, perché capisca, almeno lei, il suo fine. non è difficile, solo inutile, ma dovrò pur tirar sera in qualche modo. se possibile senza soffrire troppo quando il castello precipita. evviva la romagna, evviva il sangiovese: sento la nostalgia del passato, solo perché, ricordandolo, non sia condannato a riviverlo.

aporia. tutta
questa fatica, vana.
tempo, gettato.
patrimonio emotivo,
ingente, e dissipato.

salito sulla
muraglia, l'orizzonte
sembrava quasi
rendersi più vicino,
fortuna possibile.

invece, ecco,
un aquilone vola
solo col vento.

ma dopo poco
caduto questo vento,
anch'io assieme.

lunedì 10 agosto 2009

stelle, cadenti in differita

apprendo or ora dai media che la serata delle stelle cadenti sarà mercoledì XII, piuttosto che lunedì X come da tradizione. poco mi interessa, in realtà: non ho desideri da esprimere adesso: solo muto rimpianto, e triste disincanto.

stelle cadenti.
visioni di fortuna,
benigna sorte.
non c'è un desiderio,
solo muto rimpianto.

guardo lontano,
dove la pianura si
fa mare, lungo
la sottile riga di
asfalto, luce fioca

accompagna il
mio pensiero, vano,
debole suono

amata musica
ora risuoni solo
canto stonato

anche l'antico invito all'attesa speranzosa suona come vuota grancassa e tutta la musica che mi è venuta in mente ora non mi sembra che inutile cacofonia: onesto speziale, almeno un'aspirina, almeno questo, poi si vedrà.

palingenesi, in lavatrice

il ritorno, a far luogo dal tre settembre di gray's anathomy, la quinta serie, su italia uno, è solo l'ultima dimostrazione dei pericoli insiti nella metempsicosi, o di altre credenze di reincarnazione, specie quelle televisive. senza i sequel resta l'emozione di un dopo non colto, così è pura didascalia, e noia, e rimescolamento al ribasso.

una volta che hai l'io disgregato, una buona fuga è l'acquisto compulsivo di abiti, e la loro penosa, successiva gestione.

lavatrice, ma
solo di scelti panni,
capi firmati.
temperatura bassa,
dosaggi calibrati.


già, detersivo:
quella tensione lava,
smacchia, pulisce.
quel che resta, nel mare,
sparisca, si nasconda.


intanto, guarda
vanità: sulle corde,
ad asciugare.


poi sarà ferro,
e gruccia, muta spalla,
palingenesi.

sabato 8 agosto 2009

la sospesa fiducia negli eventi

adesso che è tempo del generale agosto, e sembra che tutto resti sospeso, ed il quotidiano triviale stordimento viene meno, allora ti accorgi che fuori è tempesta, e speri di vedere quel faro che ti confermi che la rotta è quella giusta.
sono abituato a trovare la strada nella notte, ma come riesca a farlo... non lo sò, è un mistero.

guarda, sirena,
tutto velarsi, onde:
a malapena
la barca sopravvive,
la rotta resta certa.


non serve canto,
ne pallida magìa
porta fortuna.
complessa meraviglia,
delicato meccanismo.


poche parole
dette per cauta voglia,
porto sicuro.


mare amico,
nella notte un faro:
ecco, la strada.

venerdì 1 maggio 2009

triplo zero








in un semplice parallelo termodinamico, sarei assolutamente fermo. quindi ok, mi fermo ed aspetto che passi.

nessuna azione,
resto fermo, aspetto
tempo, che passi.
tutto viene scomodo
tutto rimane ingrato.


metafora fredda,
lo zero assoluto,
immobilità.
sospesa riflessione:
trionfo di apatia.


moderna sfinge,
prendi questo silenzio
rifugio grato.

scegli pazienza,
dieta esistenziale
di felicità.