giovedì 15 ottobre 2009

verità non necessarie

il fatto positivo che siamo soggetti alla necessità dei teoremi della matematica ed alle leggi della fisica, peraltro ben perimetrate dal principio di falsificazione di popper si porta dietro l'inclinazione a dar credito ad ogni tentativo di restrizione delle libertà individuali naturali tramite meccanismi di certificazione che vendono protezione contro obbedienza, leviatanicamente parlando. del resto, è evidente che non siamo poi liberi di fare quello che vogliamo: la forza di gravità ci riporta a terra dopo un salto - ed è il sostrato empirico al paradigma hybris/nemesi della tragedia greca. ancora, l'evidenza dell'impenetrabilità dei corpi si traduce nel principio di non fare agli altri quello che non vorresti dagli altri subire. infine, la statistica del moto browniano suggerisce la fondamentale irrilevanza del nostro agire, nel senso della relatività cinese di laszlo, fatti salvi i pochi cigni neri - ovviamente. ma non per questo dobbiamo sacrificare la nostra dignità di illuminati da prometeo per seguire il feticcio dell'essere a norma rispetto a qualche fantasiosa invenzione, imbonita ad arte. attorno ad una discontinuità normativa, innovazione disruptiva artificiale alla christensen, sia essa deregolativa piuttosto che regolativa si forma sempre un business case. andare a vedere cui prodest e se possibile rifiutare in blocco l'inganno è imperativo categorico. cosí come applicare coerentemente la classificazione dei piaceri di epicuro, naturale profilassi contro ogni inganno, anche di questo tipo.

- obedience and protection are relative (l'ha detto hobbes, c'è da credergli)

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