lunedì 11 gennaio 2010

aruspice di ventidieci, tre a zero

quest'anno ho rinunciato, storto il collo, al tradizionale rito del maiale insaccato; ma l'aruspice è comunque arrivato, forte e chiaro, come i tre squilli di belluina buccina che hanno squarciato la fredda vergogna della notte torinese, come i tre bengala lanciati ad illuminare del superiore genio lombardo il conclave fomite d'ignave meschinità cialtrobauda, come le tre baderillas conficcate nella gobba della zebrata sordida pantegana. se il ventidieci mantiene quanto ha appena promesso, c'è il rischio si configuri come un'ottima annata.

muto, sabaudo.
sconfitto e annichilito.
ecco: tre pere.
lo stadio messo a fuoco,
cinere di vergogna.

metafora di
sospirata nemesi,
e di vendetta.
quelle zebre purgate,
gli schifosi scornati.

popolo bruto,
negletto e denegato,
tristo sodale.

freddi gli spalti
e vuoto il prato verde:
scendi, sipario.

e anche il patetico alterco del fante gallese pulcinella improvvisatosi burattinaio con l'altro sedicente scienziato televisivo già sabaudamente tritato conferma quanto peraltro appariva già assai chiaro: una volta squarciato il velo di falsacortesia quel che trovi è davvero povera cosa, che non vale umana compassione, che merita solo un momento di distaccato disprezzo.


- obedience and protection are relative (l'ha detto hobbes, c'è da credergli)

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