un viaggio in treno è il massimo della socievolezza che riesca ormai a concedermi. in fondo devo solo accendere la musica in cuffia ed ignorare sistematicamente ogni altro viaggiatore - fatto salvo il notare l'avvenenza della femmina eventualmente sopravvenente. ah maestro giorgione, qui davvero riconosco il sensus inditus del tuo aforisma, dove l'ignoranza viene postulata a forza. posso quindi concentrare la mia scarsa e residua attenzione dove ne valga davvero la pena: sul capotreno notabile del convoglio, sul controllore vestito a gendarme, fino ai foraggiatori col loro carrello incantato - fonte d'ogni dovizia. ed intanto, contemporaneo chierico errante, esercito la forza nel pazientare pazientemente tempi migliori, e pagando dazio nel frattempo.
ad espiazione,
guidrigildo, baratto
il mio caro
splendido solipsismo
con la frequentazione
terzo malanno.
diogene antilogo,
da disilluso,
adopero lanterna
per la sopportazione.
carrozza, gogna
di colpe troppo gravi:
l'abbonamento
ergastolano.
vago infastidito
chierico modo.
la considerazione che oggi raggiungo le cinque ore complessive al traino della locomotiva mi colpisce d'un monotono languore - ah davvero tutta questa resipiscenza travestita da socievolezza mi sorprende!
- obedience and protection are relative (l'ha detto hobbes, c'è da credergli)
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