martedì 26 gennaio 2010

ipo trattino crisia

mia personale gujana, mio personalissimo castello d'if, mi accingo a ritrovarti, pessima compagnia, trista dejezione, culla di farisaica ignominia.
il treno mi scorta, malvolente passeggero, intrattenendomi di voci moleste e di patetici spuntini. adesso stacco il cervello - davvero qui non serve - sospendo l'amor proprio per non riconoscermi in questo degrado e vado in una metafora d'apnea emozionale ad affrontarne i nativi, e la loro autentica cifra malata di falsa cortesia.

altra discesa,
solita punizione:
ipo-crisia.
patetico sinedrio
a guisa di pollaio.

sulla carrozza,
stanco e senza presagio
di buona sorte,
assopisco. quieta
vittima consunta.

fingo pazienza
mentre fuori, nel buio
freddo malvagio,

morta è speranza
di buona fede, resta
falsa cortesia.

amico mio sincero, non temere per il tuo conte romita del divano.
il moderno veltro, epifànico dietro il suo schermo di wayfarer madreperlaceo, incombe:
severo e calmo nella sua temperata possanza.

e anche se la giustizia non è di questo mondo, almeno porterà l'agognato riscatto.

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