giovedì 16 febbraio 2012

la stanchezza del bardo

l'indebolirsi della vena poetica del sazzòne, forse momentaneo distacco dalla fatica del concetto, temo piuttosto messaggero d'autunno d'un medioevo cui non si sia trovata america per mutarne il declino in nuova speranza per le future generazioni, trova flebile scusa nella congiuntura avversa. 
e intanto il bicchiere resta sempre mezzo vuoto, e l'arte di vederlo per pieno si disvela in patetica illusoria pseudoscienza. caduto il velo di maja, al conte poco resta dopo aver tanto corso dietro bandiere fallaci, o forse solo passeggiato.

il bardo stanco
dopo tanti balocchi al
canto del cigno:
l'anziana crisalide
mai fatta farfalla

lievi i cimenti,
sempre nascosto il braccio,
vita di striscio
seminato? si, forse
mai strappate erbacce.

podere avaro
e preda di rapaci:
scarsa la messe

scende la notte
e il canto è fatto in
triste lamento

certo, guccini liquidò tutta questa paturnia con "io solo/qui alle quattro del mattino/l'angoscia e un po' di vino"

Nessun commento: