giovedì 28 maggio 2009

fuga da alcatraz

sto allenando la mia immaginazione a produrre delle belle distorsioni della realtà, delle illusioni che mi rendano sostenibile il quotidiano confronto con la banda di malvagi sciamannati che mi è toccata in sorte.

questa volta la riflessione è banale, ma non per questo poco efficace: che bello è lavorare all'estero, così la mia settimana ha ben due venerdì, quello quando esco dalla caverna del tempio maledetto e quello, più lieto, di domani.

in me si disvela e ribella l'aspra montagna cara a manwë sulimo assieme alla concretezza di aulë l'artefice: che aquile e nani vengano quindi a liberarmi dall'orrido giogo sabaudita, ve ne prego.

sono scappato,
dal moderno spielberg,
forte vergogna.
lasciato alle spalle,
scampato pericolo.


stirpe di servi,
di dignità alieni,
ridotti a lacchè.
pure, di malafede
professori sapienti.


questa geénna
amara, mia triste
condanna, fuggo.

per qualche giorno,
qualche giorno almeno,
rifaccia luce.

1 commento:

Franca Maenza ha detto...

C'è un tempo dove s'incrociano luoghi fatti di belle sembianze, luoghi fatti d'amore e non di sublimato equilibrio,o squisita gentilezza..Coraggio.